I visti per nomadi digitali sono costosi?
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Ciao amici,
Luca qui, che vi scrive dalla sempre dinamica (ma anche caotica) Città del Messico 🇲🇽
Recentemente è stato annunciato il tanto atteso visto per nomadi digitali per il Giappone e questo ha fatto parecchio scalpore nella comunità dei nomadi digitali.
La questione è stata oggetto di un dibattito infinito che ha raggiunto persino la testata internazionale CNBC, la quale ha affermato che "i visti per i nomadi digitali sono più facili da ottenere che mai - soprattutto se siete ricchi".
Capisco perché alcuni possano essere contrariati dai requisiti di alto reddito stabiliti dal Giappone (ben 10 milioni di yen o circa 63 mila euro l'anno). Allo stesso tempo, è difficile ignorare la complessità nella creazione di questi programmi di visto per i nomadi digitali e lavoratori da remoto.
Ho quindi ho cercato di capire perché alcuni Paesi stabiliscono requisiti finanziari così elevati e ho pensato di condividere con voi ciò che ho imparato.
Quando l'interesse dei richiedenti per questo tipo di visti è estremamente alto, l'aumento delle tasse di solito aiuta i governi a gestire il volume dei visitatori e a prevenire il turismo incontrollato, mentre questo inevitabilmente esclude i lavoratori a distanza più attenti al budget.
D'altra parte Paesi come il Giappone, che possono offrire ai nomadi digitali che hanno alto reddito molti servizi e vantaggi legati alla qualità della vita, tendono a tenerne conto di questo aspetto nei prezzi dei visti questo aspetto, insieme all'ovvio più alto costo di vita. E questo, a sua volta, esclude certamente coloro che hanno esigenze più basilari e che non hanno necessariamente accesso a risorse finanziarie elevate.
Ma ci sono anche altri compromessi da considerare per i governi:
- Alcuni Paesi compensano la perdita di gettito fiscale con l'aumento delle tariffe dei visti, mentre altri danno la priorità all'accessibilità economica.
- Sistemi di elaborazione dei visti più efficienti, come le domande online, riducono i costi generali, consentendo una riduzione delle spese per i visti.
- I Paesi compensano gli incentivi fiscali persi con questi visti per nomadi digitali con tasse più alte.
Insomma: è complicato!
Come nomadi digitali, è normale essere sempre alla ricerca di esperienze di vita e di scambio culturale più significative, ma non possiamo ignorare le politiche dei governi volte ad un turismo più responsabile e all'emancipazione finanziaria per Paesi in via di sviluppo.
Tuttavia, capisco benissimo che anche questi costi così elevati sono problematici perché limitano l'accesso dei lavoratori digitali in tutto il mondo.
In base alla mia esperienza personale, il denaro conta molto meno se poi contiamo i rapporti umani che costruiamo quando viviamo all'estero, in un Paese che amiamo.
Io personalmente quando viaggio posso tranquillamente fare a meno di hotel di lusso per dormire in guest house gestite da persone del posto per capire meglio un luogo e come i locali vivono. Ma questo è solo il mio modo di vivere un posto.
In realtà, ognuno dovrebbe essere libero di sceglie il proprio modo di viaggiare e vivere i posti.
I visti più costosi possono consentire l'accesso a luoghi in cui si è sempre sognato vivere, il che potrebbe compensare dei prezzi così esosi. Mentre per gli expat attenti al budget, continueranno sicuramente a emergere visti per il lavoro a distanza più accessibili nel futuro.
Sinceramente non ho tutte le risposte.
Ma attraverso una discussione aperta e ponderata, credo fermamente che tutti insieme possiamo orientare queste politiche di visti verso l'inclusione e accogliere chi ha esigenze di budget diverse.
Continuate a essere riflessivi, amici miei, e apprezzo molto la passione con cui discutete il vostro punto di vista sui social media, quindi non cambiate!
Luca
Cosa ne pensate? Rispondete a questa e-mail se vi va. Mi fa sempre piacere sentire le vostre opinioni.
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